
Antincendio
Gli estintori sono, delle apparecchiatura destinata allo spegnimento degli incendi, tramite l’emissione di appositi prodotti.
Più in generale, con il termine di antincendio si intende il complesso delle attività finalizzata alla prevenzione del rischio e/o finalizzate ad evitare il sorgere di incendi. All’interno dei luoghi di lavoro, è d’obbligo per il datore di lavoro,
redigere una valutazione dei rischi, come stabilito dal testo unico della sicurezza sul lavoro, che comprende la valutazione e la prevenzione di un eventuale incendio.
Gli estintori sono composti da:
A) Serbatoio: Atto a contenere l’estinguente e/o il propellente;
B) Valvola: Per intercettare e regolare il flusso dell’estinguente;
C) Manichetta: Tubo flessibile per indirizzare il flusso dell’estinguente (può mancare negli estintori di piccola taglia).
D) Agente Estinguente
E) Etichetta
Sull’etichetta dell’estintore sono indicati: l’agente estinguente e le classi di spegnimento; le istruzioni per l’uso e i simboli dei pittogrammi dei focolari idonei ad estinguere; le avvertenze di pericolo; le avvertenze generali e l’omologazione; il nome della società responsabile. L’anno di costruzione è inciso sul collo o sul fondo dell’estintore.
Gli estintori possono essere, innanzitutto, classificati in base a:
− Tipologia dell’agente estinguente contenuto e capacità di spegnimento dei vari combustibili;
− Quantità di estinguente contenuto;
− Tipologia del propellente contenuto.
La scelta dell’estintore deve essere effettuata tenendo conto del tipo di incendio ipotizzabile nelle aree da proteggere.
Tipologia dell’agente estinguente
Tipologia del Repellente
La maggioranza degli estintori contiene gas propellenti per l’espulsione dell’agente estinguente. Le norme consentono l’utilizzo dell’aria come propellente seppure contenga ossigeno che è un comburente. Ovviamente, i migliori propellenti sono i gas inerti (azoto, anidride carbonica, argon, ecc…).
Generalmente l’azoto e l’aria vengono utilizzati per estintori a pressione permanente e sono, pertanto, a contatto diretto con l’agente estinguente.
L’anidride carbonica, invece, è quasi sempre conservata in bombole chiuse (estintori a bombola interna o esterna) ed entra in contatto con l’agente estinguente solo al momento dell’utilizzo.
Ciò ha il vantaggio di poter posizionare gli estintori in luoghi nei quali è preferibile non avere contenitori a pressione esposti al rischio di urti, ma lo svantaggio di essere più costosi. L’unico caso di agente estinguente “autopropulsore” è l’anidride carbonica, che viene conservata in bombole allo stato liquido e, siccome a pressione atmosferica è allo stato gassoso, essendo anche l’agente estinguente, esce dall’estintore per semplice differenza di pressione senza ulteriore apporto di energia.
Gli estintori pressurizzati o a pressione permanente sono dotati di un monometro, al fine di poterne verificare costantemente l’efficienza.
Specifiche Norme tecniche stabiliscono, altresì, la durata minima di funzionamento degli estintori.
L’importanza di garantire una durata minima è fondamentale per l’estinzione di un principio di incendio.
Tuttavia, è bene non superare di molto la durata minima prevista, in quanto il getto iniziale potrebbe perdere potenza e non essere adeguato al focolaio da estinguere.
Tipologia dell’agente estinguente
• Estintori ad anidride carbonica (CO2): L’anidride carbonica è normalmente conservata in recipienti allo stato liquido e l’estintore è dotato di una valvola di sicurezza che, ad una pressione superiore ai 170 bar, permette la depressurizzazione facendo fuoriuscire l’estinguente che, passando dallo stato liquido allo stato solido, a causa del raffreddamento genera particelle denominate “neve di anidride carbonica” o “ghiaccio secco”, tant’è vero che il tubo al quale è collegato il diffusore è dotato di un’impugnatura per evitare ustioni da freddo all’utilizzatore. L’efficacia dell’anidride carbonica all’aperto è notevolmente ridotta e va usata con cautela in ambienti chiusi, a causa del suo effetto asfissiante. Questa tipologia di estintori ha il grande vantaggio di non lasciare residui, pertanto, risulta utilizzabile su fuochi che interessano meccanismi delicati o preziosi. Sono, altresì, idonei per lo spegnimento di incendi di classe B e C (liquidi infiammabili e gas infiammabili) ma non sono adatti per incendi di classe A, poiché il gas contenuto, evaporando, non riuscirebbe a spegnere le braci prodotte dall’incendio.
• Estintori a polvere: contengono polveri costituite principalmente da composti salini, quali bicarbonato di potassio o bicarbonato di sodio (per classe di incendio B e C), solfato di ammonio e fosfato monoammonico (per incendi di classe A, B e C). L’azione che espleta la polvere sull’incendio è il soffocamento, il raffreddamento e l’inibizione chimica. Le polveri polivalenti (polveri A, B, C) sono l’agente estinguente più utilizzato per l’universalità dell’impiego e l’elevata efficacia, possono essere utilizzate su apparecchiature ed impianti elettrici sotto tensione (normalmente fino a 1000 V), materiali di classe A (legno, tessuti, carta, plastica, ecc…), liquidi infiammabili (alcol, benzina, ecc…);
• Estintori idrici: contengono acqua come estinguente ed agiscono per raffreddamento del combustibile, inoltre, l’acqua vaporizzando, a causa del calore generato dall’incendio, genera un’azione di soffocamento. è indicato in incendi di classe A e non è utilizzabile su apparecchiature e impianti sotto tensione, se non in casi particolari (superamento di specifiche prove previste dalla norma tecnica UNI EN 3-7). Analogamente non è utilizzabile per lo spegnimento di incendi di classe B (liquidi infiammabili) e, in assenza di additivi anticongelanti, a temperature inferiore a 0 °C;
• Idrocarburi alogenati (estintori ad halon): Ormai in disuso, perché sono tra i responsabili del buco dell’ozono e dell’effetto serra, sono utilizzabili in incendi di classe A-B-C;
• Estintori a schiuma: Sono adatti per fuochi di classe A e B e generalmente non sono idonei su apparecchiature ed impianti sotto tensione, poiché le schiume contenute sono diluite in soluzioni acquose.
Come accennato, l’idoneità dell’estintore per lo spegnimento dei vari tipi di fuoco è indicata mediante dei pittogrammi.
Con la Norma EN 2 del 2005, il CEN (Comitato Europeo di Nazione) ha individuato le tipologie dei fuochi, esse sono:
A– Fuochi generati da materiali solidi che formano braci (legno, carta, plastica, tessuti, gomma, ecc…).
B– Fuochi generati da liquidi infiammabili (benzina, gasolio, alcool, ecc…).
C– Fuochi generati da gas infiammabili;
D– Fuochi generati da metalli (zinco, magnesio, titanio, ecc…).
E– (non prevista dalla classificazione CEN) indica l’utilizzabilità dell’estintore su apparecchiature elettriche sotto tensione.
F– (introdotta nel 2005) fuochi che interessano oli e grassi in apparecchi di cottura.
La classe E è indicata con la scritta “utilizzabile su apparecchi elettrici in tensione” e non con pittogramma. Ad ogni classe di fuoco per la quale l’estintore è idoneo è associato un numero che ne indica la capacità estinguente.
Quanto maggiore è il numero posto a fianco della rispettiva classe, tanto maggiore sarà la capacità estinguente (ad esempio un estintore di classe 34 A 233 BC è più efficace di un estintore 13 A 89 BC).
Manutenzione
La Norma UNI 9994:2003 prevede che siano effettuate una serie di attività per mantenere in efficienza gli estintori, che devono essere annotate in un apposito registro da tenere a disposizione degli organi preposti ai controlli.
Le fasi della manutenzione si distinguono in:
Sorveglianza: può essere effettuata da personale interno all’azienda appositamente incaricato e addestrato e consiste nel verificare con cadenza periodica la presenza, l’accessibilità e l’integrit§à dell’estintore (controllo presenza cartellino di manutenzione debitamente compilato, verifica presenza rotture evidenti, verifica visiva funzionamento manometro, verifica accesso all’estintore, ecc…);
Controllo: effettuato da personale specializzato, consiste nel verificare con cadenza semestrale il buon funzionamento dell’estintore, direttamente nel luogo dove è installato evitando che sia ritirato dal manutentore. E’ previsto un esame visivo dell’estintore e il controllo della pressione del gas propellente tramite manometro o misura del peso, in funzione della tipologia di estintore;
Revisione: effettuata da personale specializzato, consiste in un controllo approfondito di tutti i componenti dell’estintore e prevede anche la sostituzione dell’estinguente e dei dispositivi di sicurezza per le sovrappressioni, oltre che l’ispezione interna del serbatoio. La frequenza dipende dal tipo di estintore: polvere max. ogni 3 anni; halon max. ogni 6 anni; Co2 max. ogni 5 anni; acqua o schiuma max. ogni 18 mesi;
Collaudo: consiste nella verifica della tenuta del serbatoio dell’estintore. Anche in questo caso la frequenza dipende dal tipo di estintore: anidride carbonica, max. ogni 10 anni; tutti gli altri, max. ogni 12 anni se il serbatoio è marcato CE e 6 anni in caso contrario.